Fra lo splendore di una natura esotica e le vestigia di un passato millenario, il Giardino di Ninfa ha ispirato anche i grandi della letteratura del ‘900
Quando si parla del giardino di Ninfa, non è una frase fatta dire che la sua fama lo precede: nel 2019 è stato il New York Times a definirlo “il giardino più bello del mondo”, mentre già dal 1976 è Oasi del WWF e dal 2000 era stato elevato a monumento naturalistico dalla Regione Lazio.
Il Giardino di Ninfa si trova a due passi da Latina, in una zona che oggi appare in disparte rispetto alla centralità della grandi città ma che nell’antichità era un punto nevralgico per gli scambi commerciali, tanto che il passaggio comportava un dazio: nell’VIII secolo era un borgo pieno di vita e di ricchezza. La storia è passata dalle parti di Ninfa, a volte con mano leggera e altre con mano più pesante: il suo dominio faceva gola a molti ed ha cambiato diversi padroni, ha visto due Papi essere eletti contemporaneamente (Alessandro III e Vittore IV) e farsi la guerra, è stata rasa al suolo per vendetta, ha visto volare scomuniche e fallimenti, infine è stata sopraffatta dalla palude e lasciata nell’abbandono.
Il Giardino arriva molto più tardi rispetto a questi fatti: siamo nel XVI secolo quando il cardinale Nicolò III Caetani ordina all’architetto Francesco Capriani di costruire un giardino nell’area di Ninfa, che però venne abbandonato dopo la sua morte. Doveva arrivare il 1921 perchè Gelasio Caetani, erede della dinastia, inizi la bonifica della zona e il restauro dei ruderi di Ninfa: ma fu soprattutto sua madre, Ada Wilbraham, che aveva già realizzato un orto botanico a Fogliano, a prendersi cura del giardino e a trasformarlo nel luogo da sogno che oggi è.
Il Giardino di Ninfa è una straordinaria riserva naturale di 8 ettari, ai piedi dei Monti Lepini: al suo interno ci sono ben 1300 specie di piante, tra cui moltissime esotiche che Ada Wilbraham aveva portato qui dai suoi viaggi in giro per il mondo. A Ninfa c’è un clima speciale che nasce da un mix di elementi: la rupe di Norma che protegge a nord, il fiume che funge da regolatore termico, l’umidità tipica di una zona che è stata sempre paludosa. Tutto questo permette a piante come noci americani, aceri giapponesi, yucca (detti anche alberi della nebbia) di crescere da millenni rigogliosi ed indisturbati, accanto a specie tipicamente mediterranee come roseti, glicini, ortensie, bambù e magnolie. La biodiversità incredibile di questo luogo si esprime anche nella fauna: ci sono ben 152 specie di uccelli, tra rapaci, trampolieri e passeriformi e migliaia di insetti, fra cui soprattutto api e farfalle che ogni anno compiono un viaggio di migliaia di chilometri per godersi lo splendore di Ninfa.
Entrare a Ninfa significa passeggiare in un luogo incantato, dove i ruderi di torri, chiese e mulini sono stati “presi in ostaggio” dalla flora e dalla fauna e dove ogni scorcio sembra un quadro impressionista. Ogni stagione cambia l’aspetto del giardino, che passa dai colori impressionanti dei ciliegi in primavera a quelli lussureggianti degli aceri in autunno.
Il Giardino di Ninfa è entrato a far parte della rete dei Parchi Letterari, soprattutto grazie alla memoria di Marguerite Caetani, letterata e mecenate, moglie del compositore Roffredo Caetani (1871-1961), principe di Bassiano e ultimo duca di Sermoneta. Dopo aver vissuto per una vita a Versailles, in compagnia dei nomi della letteratura francese dell’epoca come ,Paul Valéry, Saint-John Perse, Valery Larbaud e molti altri, la coppia si trasferì in Italia, nel castello di Sermoneta. Qui Marguerite fondò insieme a Giorgio Bassani, che si ispirò proprio a Ninfa per il suo Giardino dei Finzi-Contini, la rivista letteraria “Botteghe Oscure”. Il legame fra il Giardino di Ninfa e la grande letteratura non si esaurisce qui: hanno passeggiato nei suoi viali, inebriandosi e lasciandosi ispirare da quella bellezza anche Virginia Woolf, Truman Capote, Gabriele D’Annunzio e Giuseppe Ungaretti.