Dopo i primi singoli – Notti di Maggio e Luna Storta – seguiti dal duetto con Camilla Magli Tu Sai Tutto, Anzj presenta finalmente Cammjno (Columbia Records/Sony Music Italy). L’EP è disponibile dall’11 novembre su tutte le piattaforme digitali e mostra indubbiamente la poledricità del producer.
«La scelta dei brani è stata importante. – ci dice subito Anzj – Con Notti di Maggio volevo provocare una rottura rispetto ai brani pubblicati precedentemente. Sento che questo EP può soddisfare molti gusti diversi. I singoli erano tendenzialmente antipasti diversi l’uno dall’altro e molto individuali a livello sonoro. Credo che ogni persona riesca a trovare in questo EP almeno uno o due tracce che riescono a rappresentarla. Se si vuole una ballad c’è Luna Storta, Suono Loud è più aggressivo. Volevo dimostrare la mia poliedricità a livello di produzione, che un po’ secondo me mi caratterizza. A me diverte proprio far musica. Cerco di non limitarmi a un genere ma, anzi, di enfatizzare il più possibile le sfumature da esplorare».
Le collaborazioni in Cammjno
Un lavoro certosino, dunque, in cui appaiono anche delle collaborazioni. C’è Sethu, ad esempio, in My Bad (co-prodotta insieme a JIZ) e la produzione di Artemis in Suono Loud.
«Ormai sono 5 anni che lavoro anche con altre persone, dato che sono anche autore. – ci dice Anzj – È stato bello lavorare con Sethu e suo fratello, che è anche il suo produttore. Eravamo già amici e avevamo già fatto alcune sessioni, ma niente ci aveva colpito. Quando sono arrivato per fare My Bad eravamo io, JIZ e Sethu. Abbiamo buttato giù il primo giro di chitarra, ritmiche swingate e giocose e alla fine è venuto fuori tutto naturalmente. Ho spiegato solo il concept e, in uno o due pomeriggi, avevamo tutto. Entrambi abbiamo capito il testo e le metriche da utilizzare, e poi Sethu ha una voce molto figa. Ora sta iniziando a cantare di più, ma lui aveva questa voce nascosta. Quando abbiamo registrato il brano, mi sono accorto del suo potenziale. My Bad è uno dei miei pezzi preferiti, è catchy. Non è uno dei più complessi».
Anche con Artemis – ci dice il producer – c’è un rapporto di amicizia. «Ci conosciamo da tanto e lavoriamo spesso insieme», precisa.
«Quando mi ha mandato la strumentale di Suono Loud, mi è venuta subito la linea vocale del ritornello che ha legato un po’ tutto il resto. Ho fatto diverse versioni del brano, ho inserito un paio di transizioni più nel mio stile, ma cercando di rimanere coerente con lo stile di Artemis. Volevo proprio un brano che rappresentasse il suo modo di produrre e di interpretare la mia voce. Suono Loud vuol dire suonare rumorosamente ed è una cosa che sento molto, perché son sempre stato molto riservato.
Anche se sapevo di avere ragione, non mi esponevo mai per mille motivi. Con questo brano ho cercato una rivalsa e non è un caso che sia a volume molto alto, nella parte finale c’è addirittura un urlo. È stato gratificante sentirmi, anche successivamente. Sono riuscito a esplorare qualcosa che prima mi faceva paura. Può sembrare banale, ma per una persona come me è qualcosa che bisogna imparare a fare».
Spazio e Cammjno, le prime due fasi di una trilogia
Ma cosa rappresenta esattamente Cammjno per Anzj?
«Questo EP è il naturale proseguimento di Spazio. – ci risponde – Insieme a Mattia Chiodo, l’art director, abbiamo dato forma al concept quando avevo già 4-5 tracce. Non le avevo ancora finite tutte, però. Con Spazio non cercavo di fare un concept EP, ma il concept si percepiva sotto le tracce. Credo sia naturale se si scrive di ciò che si vive, c’è una coerenza di fondo. Spazio, che ho scritto durante la pandemia, era nato dalla mia immaginazione. Dall’interno, si riversa all’esterno. Dalla testa va verso l’ambiente circostante.
Cammjno è il contrario. Sono io che ricomincio a vivere a Milano. Ho anche ottenuto un avanzamento a livello di carriera. Ciò che succede intorno a me va quindi metabolizzato e portato dentro. In questo EP, descrivo con istantanee momenti di vita molto distanti tra loro. Amore, amicizia, divertimento spensierato, introspezione. Lo stimolo iniziale che mi ha permesso di scrivere mi è arrivato dalla vita esterna. Da un lato il viaggio onirico, dall’altro il viaggio con i piedi ben piantati a terra».
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E Anzj ci anticipa che non si tratta neanche della fase conclusiva. «Secondo me – precisa – non sarà neanche l’ultimo step di questo macro-progetto. È più un progetto tripartito, al 99,9% ci sarà un altro step».
Anzj, tra suono e espansione
Di sicuro, è impossibile non notare un Anzj un perfezionismo creativo e un’attenzione inesauribile alla ricerca.
«Non cerco mai di ripetermi e questo va di pari passo con ciò che sto vivendo. – ci confessa – Mi piace espandere ciò che faccio suonare. Se volessi esplorare la musica classica ma stessi vivendo un periodo di musica elettronica, si creerebbe una discordanza. Io cerco sempre di avere una corrispondenza tra ciò che mi piace ascoltare, ciò che sto vivendo e ciò che mi piace fare».
Da qui, anche una dovuta precisazione. «Mi hanno detto che il mio suono sta diventando troppo pulito. – chiosa – Ma la mancanza di sporcizia e di roughness non è da confondere con qualcosa di non sincero. Perfezionista come sono, voglio raggiungere la massima espressione anche a livello di pulizia e chiarezza. Tutti i suoni sono lì per un motivo controllato, anche il caos è utilizzato con criterio. Prima lo facevo in modo meno consapevole e ad alcuni forse piaceva di più. Il mio obiettivo, però, è continuare ad evolvermi».
Foto: Lorenzo Bonanni/Silvia Violante
This post was last modified on 10/11/2022 15:56